Il vino che viene dal ghiaccio…


“Blanc de Morgex et de la Salle, avete niente?”, “no ci dispiace, ma ce ne sono altri della Valle d’Aosta”. Quante volte in terra di Toscana ci siamo sentiti rispondere così. Beh, alla fine ci siamo decisi, siamo andati direttamente alla fonte, vacanze estive nella Vallee e passaggio a Morgex per fare la conoscenza di questo famoso bianco montanaro.
Giunti a Morgex in tarda mattina entriamo nella bella struttura della “Cave du Vin Blanc de Morgex et de la Salle” dove ci accoglie cordialmente Nicola, enologo e figura di riferimento della cooperativa. Il tempo di fare conoscenza e reperire un’auto che subito Nicola ci porta per le strette stradine che si abbarbicano sui primi pendii del Monte Bianco. Nicola è giovane ma sa il fatto suo, sa bene che per comprendere appieno il vino bisogna calpestare la terra da cui nasce, e tanto più per un vino come questo che ”sgorga” dai vitigni più alti d’Europa...
 Nel tragitto ci fa notare la particolare coltivazione a pergola molto bassa, “per lasciare sfogo allo spunto vegetativo della pianta e raccogliere tutto il calore possibile” gelosamente custodito dalla pietra nelle ore calde e donato in quelle fredde. Vediamo la vigna storica “Piagne” che da nome all’omonimo vino, scopriamo che l’uva è particolarmente vocata per la spumantizzazione perchè “ha un alto contenuto proteico, il che ci consente di ottenere un perlage fine e persistente” ci spiega Nicola (se non ho frainteso).
Tornati in cantina, visitiamo i locali dove si svolgono le lavorazioni e dove il vino matura e si forma prima
del debutto in società. Bello il colpo d’occhio delle bottiglie spumantizzate con il metodo classico. Infine ci apprestiamo a scoprire il risultato di tanto sapiente e paziente lavoro.Assaggiamo finalmente il “Blanc de Morgex et de la Salle DOC”, che ci colpisce per i suoi profumi intensi, a me sono parsi piuttosto fruttati, in netto contrasto con le spiccate sensazioni minerali e la notevole acidità del gusto. “Sono le caratteristiche del vitigno e noi le rispettiamo” ci spiega Nicola, e noi ne siamo ben felici. Nel complesso un buon vino ottimo anche come aperitivo.
Il segno nel palato però ce lo lascia “Avalanche” lo spumante brut che deve il nome alla valanga che puntualmente ogni anno, da un pezzo a questa parte, sfiora i preziosi vitigni: anche in montagna si può essere scaramantici!?
Si tratta di uno spumante dal carattere particolare, una voce autorevole fuori dal coro;
piacevoli le sensazioni olfattive diverse dai soliti “brut”, tutti un po’ sterotipati verso i voleri del mercato massivo. Rotondo al gusto con un perlage che ti solettica delicatamente il palato e che non finisce mai. Io ne sono rimasto entusiasta, ma anche per chi è meno incline
all’euforia è sicuramente da provare… e poi offrendolo si può pure fare gli spacconi: “questo è lo spumante più alto d’Europa!”
Un discorso a parte merita “Chaudelune” il vero vino che viene dal ghiaccio, apprezzato e premiato anche dagli esperti, non solo da me, è un vino ”magnanimo”, ma vi saprò più nel dettaglio quando sarà il turno della bottiglia che mi sono portato a casa.
Insomma, per concludere, se siete da quelle parti, anche solo a Pont Saint Martin fate un salto fino a Morgex!
Tannino Acerbo

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