Azienda Agricola Castelvecchio Terricciola Pisa

Abbiamo deciso di sfruttare lo Smartbox per una degustazione di vini (accompagnati da salumi e formaggi)
all’Azienda Agricola Castelvecchio di Terricciola. Una realtà giovane, ma con un obiettivo chiaro – la qualità – che in parte ha già raggiunto l’eccellenza.



Nonostante le condizioni meteo oscene (freddo e pioggia) abbiamo fatto rotta verso le splendide colline pisane. Appena si esce da Ponsacco, sulla statale, la vista gode subito di un paesaggio straordinario.
La cantina si trova subito dopo il paese di Terricciola. È un edificio recente ma costruito con un pensiero al passato, che sovrasta i vitigni di Sangiovese, Cabernet (franc e sauvignon), Malvasia,Ttrebbiano e Colombana, esposti a ovest e nord-ovest su dolci crinali. La classica oasi di pace toscana che riporta indietro nel tempo.


È stato Marco, giovanissimo figlio di uno dei soci-parenti (si tratta ancora di un’azienda a conduzione familiare), a condurre la visita, illustrare e servire i vini con insolita timidezza e modestia ma con l’orgoglio di chi già conosce il significato del lavoro e una rara disponibilità.
Al piano terra i tini di acciaio, le botti per i rossi (il vin santo riposa nei caratelli della cantina antica, scavata nel tufo sotto la casa patronale poche decine di metri più in alto, che funziona anche come agriturismo), e la sala per la rivendita. Salendo al primo piano si trova la sala degustazione, piccola ma molto carina e con un bel camino, già con vista sui terreni. Qualche gradino ancora e si trova la “stanza del vin santo”, dove portano le uve ad appassire sui graticci.
L’architettura, l’ordine e la cura dei locali rendono immediatamente l’idea della passione e della determinazione che caratterizza l’impegno di questa azienda.
Le varietà e le porzioni dei salumi e dei formaggi hanno superato le attese; non ultimo, resterà anche il ricordo di un ottimo pane freschissimo bagnato dall’olio della casa (che purtroppo, almeno per ora, non è in vendita).
Marco ci ha spiegato che la produzione è limitata (in quantità) dalla scelta di curare direttamente tutta la filiera produttiva, quindi senza acquistare le uve di altre vigne. In questo modo riescono ad avere un bianco, un rosato, due varietà di rosso e un vin santo.

Il bianco, denominato “Il Picchio”, è una miscela di Trebbiano, Malvasia e Colombana. Giallo paglierino scarico, a
l naso è sfuggente –  carattere che purtroppo mantiene anche in bocca, dove però sprigiona una bella acidità unita a una gradevole freschezza e intense note minerali.

“Il Tocco” è il rosato della casa, fatto di solo Sangiovese. Una nota lieta per me, che non amo i rosati in generale: sebbene piuttosto evanescente su motivi di fragola di bosco e lampone, anche questo possiede una piacevole acidità.

Il terzo bicchiere riporta su percorsi più familiari: Sangiovese (75-78%) con Cabernet sauvignon e Cabernet franc, che riposano in botti di rovere per un anno e si affinano in bottiglia per 4-6 mesi. Il vino si chiama “Le Balze” e si presenta di un rubino davvero molto intenso: morbido, equilibrato e persistente su sentori di violetta e marasca, con un pizzico di terziari (forse cuoio). 
L’altro rosso, “Le Colline”, Sangiovese in purezza (anche lui in legno per 12 mesi e 4-6 mesi in vetro) non era ancora pronto per essere aperto.

Dulcis in fundo – è proprio il caso di dirlo – il vin santo “Armida”, ottenuto dalle stesse uve usate per “Il Picchio” (e questo fa ben sperare per l’evoluzione futura del bianco secco), che matura per almeno 5 anni in botte. Un invitante colore ambrato e una botta ultracomplessa di sentori già al naso, confermati in bocca dove esplode una dolcezza infinita e comunque per nulla stucchevole: miele, caramello, cedro candito, mandorla, ma anche note balsamiche di basilico e forse anche menta (che arrivano a ricordarmi in parte lo Chaudelune, così diverso per uvaggio e sistema produttivo!). Intenso, persistente e pericolosamente beverino. Chapeau. Che dire: meritatissimi i premi già ricevuti e quelli che verranno! Per me entra di diritto nel novero degli irrinunciabili. Buono anche il rapporto qualità/prezzo: 18 euro la bottiglia da mezzo litro.

Saremmo rimasti  volentieri a fare quattro chiacchiere con Marco – e a tirar giù tutta la bottiglia di Armida – ma era giunta per noi l’ora di ripartire.

Note di merito anche per i partner paesani di Castelvecchio: il salumificio “San Michele” in frazione La Rosa, il caseificio “L’Avvenire” in frazione Casanova, il panificio Londi (per i cantucci).

Beverino & Falanghila alias Francesco & Ilaria

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